Ricicla. Vola di meno. Mangia meno carne. Quante volte abbiamo sentito questi consigli, e quante volte ci siamo sentiti in colpa quando non siamo riusciti a fare il nostro dovere nella battaglia più importante di tutte, salvare il mondo dai cambiamenti climatici?

In realtà, l’enfasi sulla responsabilità individuale è in larga misura il risultato di un’efficace campagna di disinformazione portata avanti dalle grandi compagnie dei combustibili fossili. I conti sono facili: vivere in modo sostenibile va benissimo, ma non bisogna dimenticare che meno di 100 aziende dell’Oil&Gas generano più del 70% delle emissioni complessive di CO2. Queste aziende, oltre ad aver distolto l’attenzione dal loro ruolo, sono riuscite a bloccare l’adozione di misure davvero efficaci e a sminuire le alternative, come le rinnovabili, che potrebbero dare un contributo essenziale alla risoluzione del problema.

In La nuova guerra del clima, Michael Mann, uno dei climatologi più importanti del mondo, da vent’anni in prima linea nella battaglia contro i cambiamenti climatici (ruolo che l’ha portato a subire minacce di morte), sostiene che non tutto è perduto. Ricostruisce le tecniche di manipolazione e propaganda messe in campo da aziende fossili, cleptocrazie e petrostati, e propone diverse soluzioni per costringere i nostri governi e le nostre società a svegliarsi e compiere un vero cambiamento. Tra queste: un approccio al carbon pricing basato sul buon senso e una revisione della versione del Green New Deal attualmente proposta; consentire alle energie rinnovabili di competere equamente con i combustibili fossili; sfatare le false narrazioni e gli argomenti che si sono fatti strada nel dibattito sul clima e hanno creato una spaccatura anche tra coloro che sostengono le soluzioni per il cambiamento climatico.

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Michael E. Mann è Distinguished Professor di Atmospheric Science alla Penn State University. Climatologo e geofisico, è una delle figure più importanti del dibattito sul cambiamento climatico, impegnato a contrastare la disinformazione diffusa dall’industria dei combustibili fossili. Assieme ad altri autori ha contribuito al lavoro dell’IPCC a cui è stato assegnato il Premio Nobel per la pace del 2007. Ha ricevuto l’Award for Public Engagement with Science dall’American Association for the Advancement of Science nel 2018 e il Climate Communication Prize dall’American Geophysical Union nel 2018. Nel 2019 ha ricevuto il Tyler Prize for Environmental Achievement. Nel 2020 è stato eletto alla National Academy of Sciences degli Stati Uniti.

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