L’Europa sta “sacrificando” le sue foreste vergini per l’energia. Un eco-crimine annunciato!

Una buona pratica ecologica diventa eco-crimine per idiozia, ignoranza, stupidità e la solita “tragica avidità” del mercato e del profitto. Da incentivo per tenere i boschi puliti e proteggerli da incendi e devastazioni climatiche, di come usare con intelligenza e lungimiranza ogni cosa che la natura ci da, stiamo abbattendo alberi secolari per produrre pellet e mobili scadenti! Milioni di metri cubi di legname viene tagliato e lavorato illegalmente in tutta l’Europa. Una operazione eco-criminale viene manipolata, sovvenzionata e fatta passare come energia-verde. Non c’è limite alla follia, alla paura e lo smarrimento. Questo è il sistema/economia-mondo in crisi irreversibile e noi …

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I governi europei hanno investito molti miliardi nella combustione del legno per produrre energia verde . Il Times ha visitato uno dei boschi più antichi del Vecchio Continente per scoprire il costo “nascosto” di questa pratica.

Quando l’ Unione Europea ha iniziato a sovvenzionare la combustione del legno un decennio fa, la decisione è stata vista come un rapido impulso ai combustibili rinnovabili, nonché un incentivo per le famiglie e le fabbriche a ridurre l’uso di carbone e gas. Il carburante prodotto dai tronchi d’albero è stato presentato come un modo per trasformare la segatura in energia verde.

Questi sussidi hanno ulteriormente rafforzato un mercato in forte espansione, con il legno ora la fonte di energia rinnovabile più diffusa in Europa, molto più avanti di eolico e solare.

Esportazioni di pellet in Europa nel 2021 (Immagine: New York Times)

L’impatto ecologico

Oggi, tuttavia, con l’aumento della domanda nel mezzo della crisi energetica scoppiata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, interi alberi vengono sradicati per essere sfruttati come fonte di energia. Allo stesso tempo, vi sono prove crescenti del fatto che il passaggio dell’Europa al legname per combattere il cambiamento climatico non ha dato frutti.

Le foreste in Finlandia ed Estonia, ad esempio, un tempo considerate punti “chiave” per la riduzione dei livelli di carbonio nell’atmosfera, sono state ora oggetto di così tanti disboscamenti che gli scienziati ora le considerano fonti di emissioni di carbonio.

E mentre gli stati europei possono scommettere sul legname come mezzo per raggiungere i loro obiettivi di energia pulita, uno studio scientifico dell’UE ha mostrato l’anno scorso che la combustione del legno rilascia più anidride carbonica che i combustibili fossili.

“La gente compra pellet, pensando che sia un’opzione sostenibile, ma in realtà sta portando alla distruzione delle ultime foreste selvagge d’Europa”, afferma David Gell dell’Agenzia di ricerca ambientale con sede a Washington.

Verso l’intervento europeo

L’industria in questione è diventata così grande che i ricercatori non possono più seguirla. In una ricerca ufficiale dell’UE non è stato possibile identificare l’origine di 120 milioni di tonnellate di legno utilizzate in tutto il continente nell’ultimo anno, un divario più ampio dell’intera industria del legno finlandese. La maggior parte è stata probabilmente utilizzata per il riscaldamento e l’elettricità, hanno detto i ricercatori.

L’Unione Europea consuma più pellet di qualsiasi altra regione del mondo.

 

La prossima settimana, il Parlamento europeo dovrebbe votare un disegno di legge che eliminerebbe la maggior parte dei sussidi all’industria e vieterebbe ai paesi membri di bruciare alberi interi per raggiungere i loro obiettivi energetici. Solo l’energia derivata dalla segatura sarà considerata rinnovabile, e quindi ammissibile alle sovvenzioni.

Obiezioni dai paesi dell’UE

Molti governi europei, tuttavia, affermano che non è il momento giusto per tali riforme in un settore energetico così importante, vista la crisi delle forniture di gas e petrolio russi.

I documenti interni mostrano che i paesi dell’Europa centrale e settentrionale si battono per mantenere i sussidi. “Abbiamo bisogno di più fonti nazionali di energia rinnovabile oltre ad essere autosufficienti”, afferma il ministro finlandese dell’agricoltura e delle foreste Andy Kurvinen. “Sosterrò pienamente l’energia forestale”.

Fonte: NYT e Commissione UE

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La cultura dell’incolto, che si è imposta come modello dominante dal dopoguerra, oggi mostra i suoi risvolti ed influenza significativamente l’assetto territoriale, il ciclo idrologico, la stabilità dei versanti, il rischio incendi e la vegetazione, quindi i livelli di biodiversità. “Scontiamo così la nostra leggerezza di ieri, la nostra superficialità di ieri” scrive sempre Antonio Gramsci. La capillare rete di monitoraggio del territorio, che per secoli aveva garantito un utilizzo più o meno congruo delle risorse disponibili, si è sfaldata, rarefatta, dissolta. Il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, pubblicato nel 2013 dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), ci indica come dal 2000 al 2010 le aziende agricole sono diminuite del 32% sul territorio nazionale, ma la superficie agraria utile (SAU) delle singole aziende è aumentata: questo significa sempre meno addetti che controllano un territorio sempre più grande, ossia la perdita di capillarità nel controllo e nella manutenzione. Il monitoraggio costante del territorio può essere mantenuto solamente se sono presenti sul territorio attività agro-silvo-pastorali floride e vivaci, i cui conduttori hanno il triplice ruolo di produttori, gestori dei paesaggi e di “sentinelle”.