Al termine di una settimana esplosiva a Strasburgo e Bruxelles, ma anche nei Paesi direttamente coinvolti, come Grecia e Italia, Politico tenta di riassumere i fatti del caso Qatargate , che ha scosso il cuore dell’Ue. Al di là della rassegna degli eventi, la pubblicazione racconta le condizioni che hanno portato a uno scandalo “atteso”, i pericoli che nasconde per il futuro dell’Unione, a un anno dalle elezioni europee, ma anche i dilemmi affrontati dal nucleo dirigente del blocco, in un momento geopolitico particolarmente critico per l’Europa. Si chiede, significativamente: “È già troppo tardi per l’UE?”. 

“Era solo questione di tempo”

Quando è scoppiato lo scandalo, c’era la sensazione che fosse solo una questione di tempo prima che scoppiasse una crisi, commenta Politico. I “difensori” della trasparenza suonano da anni “campanelli” contro regole permissive, ma anche debolezze nella loro applicazione e attuazione.

Il Parlamento europeo è stato a lungo una calamita per lobbisti e rappresentanti di interessi che vogliono far sentire la propria voce in uno dei centri di potere dell’UE. Sebbene il Parlamento Europeo sia probabilmente la meno influente delle istituzioni dell’Unione, il suo potere è cresciuto dal 2009, quando, in un nuovo quadro, i 705 legislatori hanno acquisito il potere di plasmare la legislazione, di solito nelle fasi finali. E, cosa più importante, all’ombra di ciò che è stato rivelato e resta da rivelare, il Parlamento Europeo offre un forum di alto livello per il dibattito pubblico.

Politico si riferisce in particolare alle polemiche dichiarazioni di Eva Kaili, che aveva definito il Qatar (che ancora nega ogni coinvolgimento) come “pioniere dei diritti del lavoro”. Una visione particolarmente impopolare a Strasburgo e a Bruxelles, viste le centinaia di pubblicazioni sulle condizioni di lavoro e sui decessi dei lavoratori alla vigilia dei Mondiali.

La collocazione dell’eurodeputato greco ha anche sollevato interrogativi sul ruolo delle ONG. In particolare, è venuta alla ribalta l’organizzazione “Fight Impunity”, dell’ormai noto Pier Antonio Panzeri e lui, così come Eva Kaili e suo marito, Francesco Giorgi, sono finiti in stato di fermo.

Come menziona la pubblicazione, il think tank specifico non era nel registro ufficiale della trasparenza, in termini di lobbying, ma è riuscito a ottenere un accesso importante, soprattutto attraverso la sottocommissione speciale del Parlamento europeo sui diritti umani.

Nel giorno in cui il Parlamento europeo ha tenuto la sua ultima riunione dell’anno a Strasburgo, lo shock tra i suoi membri è stato più che eloquente, commenta Politico. “Siamo sulla scena del crimine, con uffici sigillati, colleghi in carcere, di fronte alle accuse secondo cui almeno uno di noi è diventato un cavallo di Troia di corruzione e interferenze straniere”, ha detto l’eurodeputata tedesca Hannah Neumann, facendo eco ai sentimenti di molti nella stanza .

Timori di un’esplosione di euroscetticismo

Sebbene lo scandalo coinvolga in genere una sola istituzione dell’UE, la minaccia per l’intera Unione e la sua politica è chiara. Inoltre, continua la pubblicazione, i tempi non potrebbero essere peggiori. Giovedì i 27 leader si sono incontrati per l’ultimo vertice dell’anno. Il caso non era all’ordine del giorno, ma il Qatargate alla fine, prevedibilmente, ha oscurato tutto. Come descrive il servizio, infatti, alla chiusura delle porte, dopo le insistenti domande dei giornalisti alla presenza dei vertici, “tra i presidenti e i primi ministri prevaleva un clima di terrore”.

Il danno maggiore, del resto, ha a che fare con l’euroscetticismo, che rimane sempre (attraverso diverse rappresentanze) una tendenza costante nell’Unione. Con le prossime elezioni europee previste per il 2024, a Bruxelles c’è grande preoccupazione che lo scandalo trasformi i rappresentanti di questa tendenza in estremisti che potrebbero trasformare gli elettori in partiti anti-europei.

La presidente del PE Roberta Metzola ha promesso un nuovo piano, a partire dal nuovo anno, per rafforzare gli “scudi della moralità”. Allo stesso tempo, la pressione sul capo della Commissione, Ursula von der Leyen , per accelerare il proprio piano per creare un forte principio di trasparenza a livello di UE è ora molto più forte.

Tuttavia, sottolinea Politico, questo è un piano che è stato annunciato… tre anni fa , e data la lentezza atroce con cui Bruxelles si muove nel processo decisionale, la preoccupazione è molto forte.

L’energia pone difficili dilemmi

Inoltre, sottolinea il rapporto, un motivo in più per cui i leader europei potrebbero avere dei ripensamenti su un’azione immediata contro lo scandalo dovrebbe essere preso in considerazione: il fatto che l’Ue sta aumentando costantemente la sua dipendenza dal Qatar per le forniture di gas in un momento in cui cerca disperatamente alternative alla Russia.

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha recentemente partecipato all’inaugurazione dell’ambasciata europea a Doha e ha parlato della necessità di una “produttiva sinergia” con il Qatar. Questa settimana, il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha sottolineato che Berlino vuole mantenere le forniture di gas dal Paese arabo, nonostante lo scoppio dello scandalo. È, quindi, un esercizio di equilibrio, in gran parte tra etica e dura realtà energetica.

“Forse è già troppo tardi per l’UE”

Nei prossimi giorni, prosegue il rapporto, l’EU e l’…introspezione esistenziale, finché le indagini continuano. Nelle prossime 24 ore, del resto, ci sarà la tanto attesa decisione sulla custodia cautelare o meno di Eva Kaili, che ancora nega le accuse.

“Ciò che segue nelle indagini del procuratore belga, per una delle vittime del caso — la credibilità ferita dell’U.E. – forse è già troppo tardi…”, conclude con evidente scetticismo l’articolo di Politico.

Fonte: Politico

 

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