Quanto è “fragile” la nostra Terra? Il clic che ha dimostrato la maestosità dello spazio

La superficie della Luna con la Terra sullo sfondo (foto della NASA)

Piccola e fragile, quasi insignificante nella immensa maestosità dello sympan, ma è pur sempre la nostra Madre Terra. Si racconta che il Dio delle nuvole e degli spazi immensi, per e con la sola Volontà e Amore che Lo rende irraggiungibile e invisibile, abbia voluto, una sera come questa notte, nascere figlio Suo da una Donna, Sua Madre, di questa piccola e fragile nostra Terra. Da allora sono successe molte cose ma niente di più rivoluzionario e stupefacente di questa nascita.

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24 dicembre 1972, viene pubblicato il primo ritratto della Terra vista dallo spazio. L’iconica foto, nota anche come “Blue Marble”, non è stata solo un “dono” all’umanità, ma è diventata anche una sorta di promemoria dell’Apollo 17, l’ultima missione in cui l’uomo ha raggiunto la luna. Fu scattata il 7 dicembre di quell’anno da tre astronauti della NASA, Eugene Cernan, Ronald Evans e Harrison Schmitt, quando si trovavano a circa 45.000 chilometri dal pianeta.

La foto stessa era impressionante: le nuvole turbinano sul continente africano e sul ghiaccio del Polo Sud, mentre tutt’intorno si può vedere il blu intenso degli oceani.

Come si sentono gli astronauti?

Da un lato, “Blue Marble” cattura un’immagine estremamente dettagliata del pianeta, sullo sfondo del vuoto nero dello spazio, dall’altro dà anche un “assaggio” dello stupore causato dalle missioni spaziali. Diversi astronauti hanno notato un notevole cambiamento nel modo in cui vedono il pianeta mentre si trovano nello spazio. Sotto l’influenza del cosiddetto “effetto panoramica”, molti si sentono più protettivi nei confronti della Terra e del sottile strato di atmosfera che la circonda, poiché entrambi sembrano molto fragili a così tanti chilometri di distanza.

Sebbene i tre astronauti non avessero intenzione di scattare questa particolare foto, poiché non rientrava nel piano della missione, erano adeguatamente attrezzati. Dall’inizio del programma Gemini negli anni ’60, la NASA ha richiesto a tutti gli astronauti di essere adeguatamente addestrati a scattare fotografie che potessero trasmettere al mondo l’esperienza e la magnificenza dei viaggi nello spazio.

Fonte: stampa estera