Cina: i media occidentali presi di mira per la copertura della pandemia

Pechino accusa “alcuni media occidentali” di parzialità, calunnia e manipolazione politica nella loro copertura giornalistica della brusca fine della rigida politica cinese “Zero-Covid”.

La Cina accusa “alcuni media occidentali” di parzialità, calunnia e manipolazione politica nella loro copertura della brusca fine di Pechino alla sua rigida politica “Zero-Covid”. Ieri la Cina ha difeso con forza i passi che afferma di aver compiuto per prepararsi a questo cambiamento di strategia.

A dicembre sono terminati i test di massa e le quarantene diffuse, portando a un forte aumento dei casi di coronavirus, “con alcuni ospedali e crematori travolti dalle vittime” come riporta AP. Un editoriale del Quotidiano del Popolo, ha parlato di “misure di ottimizzazione e controllo” della Cina, accusando i media di rapporti “completamente faziosi”, “calunnia e manipolazione politica con un secondo fine”.

L’epidemia

Dopo l’ondata iniziale di nuovi casi, la vita in gran parte della Cina è tornata alla normalità, anche se i funzionari temono un’ulteriore diffusione del virus nelle campagne prima del capodanno cinese del 22 gennaio. Tuttavia, l’articolo principale del “Quotidiano del popolo” afferma che molte aree hanno superato il picco dell’epidemia e la produzione e la vita stanno tornando a ritmi normali.

La politica “Zero-Covid” richiedeva l’identificazione e l’isolamento di ogni caso, insieme a tutti i contatti diretti e indiretti. Ha provocato l’isolamento di milioni di persone in città come Shanghai, che sono rimaste confinate nelle loro case per due mesi o più. Molti hanno sofferto per la penuria di cibo e per l’accesso inadeguato ai servizi sanitari.

La Cina ha difeso fermamente la politica, ma l’ha gradualmente eliminata a causa della pressione economica, tra le proteste a Pechino e in altre grandi città contro il partito al governo e il suo leader, Xi Jinping. Le manifestazioni di protesta si verificano raramente in Cina.

L’8 gennaio, Pechino si è mossa per revocare un’altra misura, eliminando l’obbligo di lunghe e costose quarantene per i viaggiatori provenienti dall’estero. La Cina ha respinto le critiche sia dall’interno che dall’estero, definendo irresponsabili anche le precedenti richieste dell’Organizzazione mondiale della sanità affinché Pechino si adattasse ai cambiamenti nella natura del virus. Molti cinesi hanno sfidato anche “l’ombra” della censura, sfogando la loro rabbia online. Dall’oggi al domani, le stazioni di test Covid dove le persone stavano in fila sono scomparse, insieme alle strutture sanitarie istituite per mettere in quarantena milioni di persone.

Mancanza di trasparenza

La Cina ha smesso di pubblicare dati su nuovi casi e decessi. Del resto, c’era comunque il sospetto che dichiarasse numeri inferiori a quelli che aveva a disposizione. L’Oms e paesi terzi avevano denunciato Pechino per mancanza di trasparenza. Stime non confermate ippotizzano il numero giornaliero di casi in decine di migliaia, mentre in alcune province fino all’85% della popolazione è infetta.

La Cina aveva rifiutato le richieste di rilasciare più dati e condividere maggiori informazioni sull’origine del virus, identificato per la prima volta nella città cinese centrale di Wuhan alla fine del 2019. Pechino ha accusato coloro che hanno fatto tali richieste di “politicizzare” la questione. Il governo cinese si è anche scagliato contro i paesi che richiedono ai viaggiatori dalla Cina di mostrare un test Covid negativo, definendolo “discriminatorio”, anche se richiede lo stesso a chiunque entri in Cina.

Questa posizione difensiva si riflette nell’editoriale del People’s Daily, che afferma: “Grazie a meticolosi preparativi medici, sufficienti riserve di produzione e una forte pianificazione organizzativa e attrezzature, la Cina ha attraversato un regolare periodo di adattamento dopo la transizione e lo sfollamento della politica di prevenzione delle epidemie”. “Di fronte ai risultati della prevenzione e del controllo della Cina, qualsiasi manipolazione politica impallidisce ed è impotente”, ha aggiunto, citando le opinioni di accademici provenienti da Nigeria, Kenya e Russia, tutti stati che sono stretti partner diplomatici della Cina.

“Tutti dovrebbero concentrarsi sulla lotta all’epidemia, evitare qualsiasi retorica o pratica di politicizzazione dell’epidemia, rafforzare la solidarietà e la cooperazione e lavorare insieme per sconfiggere l’epidemia”, si legge nell’articolo principale.

Fonte: AP

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