Nel marzo del 1871, tra le turbolenze della Guerra franco-prussiana e il crollo del Secondo Impero francese, a Parigi ebbe luogo un esperimento sociale e politico rivoluzionario che sarebbe durato 72 giorni. Nonostante la sua breve durata, lasciò — fino ad oggi — un segno indelebile sul pensiero rivoluzionario e continua ad ispirare i movimenti che sostengono un cambiamento sociale radicale. Si tratta di quella che viene chiamata la Comune di Parigi.

La sua nascita non fu un fulmine a ciel sereno. A metà del XIX secolo la Francia si trovava in uno stato di instabilità politica, caratterizzato da un crescente malcontento tra le classi lavoratrici e da un’escalation di tensioni tra la borghesia e il proletariato. Questa realtà portò molti a credere che le conquiste della Rivoluzione francese del 1789 fossero andate perse. Inoltre, l’umiliante sconfitta nella Guerra franco-prussiana (luglio 1870 – gennaio 1871) e il successivo assedio di Parigi nel 1870 esacerbarono queste tensioni, culminando nel rovesciamento dell’Imperatore Napoleone III e nel crollo del suo regime.  Mentre Parigi affrontava l’occupazione delle forze prussiane e il governo francese fuggiva a Versailles, si creò un vuoto di potere. Fu in questo vuoto che i semi della Comune trovarono terreno fertile, poiché le fazioni radicali all’interno della città cercarono di affermare la propria autonomia e di sfidare l’ordine stabilito.

La Comune di Parigi si proclamò ufficialmente il 18 marzo 1871, in seguito al rifiuto della città di arrendersi alle forze prussiane e alla sua aperta espressione di insoddisfazione per la capitolazione del governo nazionale. Composta da una coalizione eterogenea di operai, artigiani, intellettuali e radicali, la Comune mirava a stabilire una forma di democrazia diretta in cui il potere fosse nelle mani del popolo stesso.

Una e centomila

La chiave dell’organizzazione della Comune era il decentramento e la partecipazione di base. Gli arrondissement (dipartimenti) divennero le cellule primarie del governo, ognuna delle quali eleggeva dei delegati che la rappresentavano nel Consiglio comunale. Questi rappresentanti potevano essere richiamati e venivano pagati non più del salario medio di un operaio specializzato, assicurando responsabilità e impedendo l’emergere di un’élite burocratica.

Le riforme economiche e sociali furono rapidamente attuate, tra cui l’istituzione di cooperative di lavoratori, la separazione tra Chiesa e Stato, l’abolizione del lavoro minorile e il blocco degli affitti. La Comune sostenne anche l’uguaglianza di genere, con le donne che parteciparono attivamente alla vita politica e organizzarono le proprie associazioni.

Ma nonostante le sue ambizioni di cambiamento radicale, la Comune di Parigi affrontò sfide formidabili da parte di oppositori interni ed esterni. All’interno, le differenze ideologiche e i disaccordi sulla strategia da seguire impedirono un processo decisionale coerente, mentre all’esterno il governo di Versailles, sostenuto dalle forze conservatrici e dall’esercito prussiano, cercò di schiacciare la ribellione.

Il culmine del conflitto con il governo di Versailles arrivò nel maggio 1871, quando le forze governative lanciarono un violento attacco alla città, dando vita alla famigerata ‘Settimana di sangue’ (La Semaine Saglante). Ne seguirono feroci scontri di piazza, che portarono alla violenta repressione dei sostenitori della Comune, all’esecuzione sommaria di migliaia di sospetti insorti e all’istituzione della Terza Repubblica francese.

Sebbene di breve durata, la Comune di Parigi lasciò un’eredità duratura che fu presente per tutto il XX secolo e oltre. Fu una fonte di ispirazione per i movimenti socialisti e anarchici successivi, influenzando pensatori come Karl Marx e molti altri. La sua enfasi sulla democrazia diretta, sul sostegno ai lavoratori e sulla giustizia sociale continua a ispirare le lotte di liberazione ed emancipazione in tutto il mondo.