Λαβών απόδος άνθρωπε!

Lavon apodos anthrope, dice Menandros, l’antico poeta greco del IV secolo a.C. Dai quando ricevi, restituisci quando raccogli. Oggi più attuale che mai.

“Non è etico per le compagnie petrolifere e del gas raccogliere profitti record dall’attuale crisi energetica sulle spalle dei più poveri, con enormi costi per il clima. Esorto tutti i governi a tassare questi profitti in eccesso e a utilizzare i fondi per sostenere i più vulnerabili”. Questa recente esortazione, appartiene al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e mette in luce i molteplici aspetti della nuova crisi energetica – dalla più evidente dimensione economico-politica a quella ecologica e, soprattutto, umanitaria. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite non si limita però alla dichiarazione, denuncia – facendo eco alla laconica saggezza di Menandro – la “tragica avidità” del modello di mercato al potere a livello internazionale nel settore energetico e la nostra responsabilità nell’accrescere la povertà e nell’aggravare la crisi climatica. Allo stesso tempo, indica come soluzione immediata e necessaria il drastico intervento dello Stato, attraverso l’utilizzo di “strumenti” fiscali e regolamentari, al fine di una più equa e proporzionata distribuzione degli oneri energetici e la tutela dei più vulnerabili.

L’insicurezza energetica e la sua fase finale, la povertà energetica, è oggi uno dei principali fattori di vulnerabilità della popolazione a livello internazionale. In questo campo, il conflitto russo-ucraino ha agito da acceleratore di una crisi già preesistente e sempre crescente. Vale la pena notare che già nel 2015 l’accesso all’energia economica e pulita è stato riconosciuto dall’ONU come uno dei diciassette obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, nell’ambito della celebre Agenda 2030, un ambizioso piano d’azione con un orizzonte di quindici anni per un pianeta migliore e più sostenibile. Allo stesso tempo, sotto gli auspici dell’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, è stata fondata una nuova organizzazione dal titolo “Energia sostenibile per tutti” (SE4All).

L’energia facilmente accessibile e conveniente è oggigiorno un elemento integrante di un alloggio e di una vita dignitosi, che è sancito come diritto sociale in una serie di testi legali internazionali che vincolano i Paesi e in particolare nel Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti economici, sociali ed educativi di 1966 (art. 11 par. 1) e nella Carta Sociale Europea riveduta del 1996 (artt. 30 e 31). Secondo la carta – questo emblematico trattato internazionale del Consiglio d’Europa sui diritti sociali –, gli Stati hanno l’obbligo di garantire l’esercizio effettivo di tali diritti, con contenuti concreti, sostanziali e non teorici.

Il diritto all’energia si sta ora affermando a livello internazionale come un diritto sociale, che, pur non essendo ancora stato autonomamente riconosciuto in nessuno dei testi giuridici internazionali per la tutela dei diritti umani, è direttamente dedotto come diritto imprescindibile dalle disposizioni e dai riferimenti in materia che lo contengono. Per la maggior parte, l’accesso universale a servizi energetici convenienti, affidabili e moderni è una domanda sociale contemporanea che tocca lo zoccolo duro dei beni pubblici o sociali intesi come “beni comuni” dell’umanità e non puramente “prodotti di scorta”, insieme alla salute, educazione, alimentazione, acqua, alloggio, cultura.

La solidarietà energetica sarà nel nostro prossimo futuro forse la forma più eloquente e più necessaria di solidarietà sociale.

I governi europei iniziano, uno dopo l’altro, a percepire il ritorno a una politica energetica sociale come l’unica opzione credibile e sostenibile. Spagna, Italia e Regno Unito hanno già adottato misure audaci per tassare i super profitti delle società energetiche. Francia e Germania hanno presentato piani globali per la rinazionalizzazione delle società elettriche. I paesi della penisola iberica si sono affrettati a dissociare gli elevati prezzi di borsa del gas naturale dal prezzo dell’elettricità. Tutti i paesi hanno proceduto con tempestivi interventi normativi, misure fiscali, controlli severi e una solida supervisione. Sfortunatamente, in Grecia solo il mese scorso il governo greco ha presentato un piano (anche dopo che il piano A è stato respinto dalla Commissione europea).

La solidarietà energetica sarà nel nostro prossimo futuro forse la forma più eloquente e più necessaria di solidarietà sociale. L’accesso essenziale a servizi energetici abbordabili e qualitativamente aggiornati è la massima scommessa morale e politica per le forze progressiste del nostro Paese in vista delle elezioni. La garanzia istituzionale del diritto sociale all’energia non è un lusso, è un elemento di governo serio e responsabile, anche nel rispetto della legalità internazionale. Lavon apodos. Un imperativo diacronico. Oggi più attuale che mai.

Autori

Nikolaos Farandouris è Professore della Cattedra Europea Jean Monnet in Diritto Europeo dell’Energia e della Concorrenza, Dipartimento di Studi Internazionali ed Europei, Università del Pireo. Despina Sinou è assistente professore di diritto internazionale, Ph.D. preside della Facoltà di Giurisprudenza, Politica e Scienze Sociali dell’Università della Sorbona Paris Nord.

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Fonte: kathimerini.gr, 4 settembre 2022