E tra le due guerre?

Ieri Domenica è morto il grande filosofo e sociologo Bruno Latour.

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Albert Camus nel suo Il mito di Sisifo, vide in Sisifo la personificazione dell’assurdità della vita umana, ma Camus conclude “bisogna immaginare Sisifo felice” come se “la lotta stessa verso le vette fosse sufficiente per riempire il cuore di un uomo”.

“Oscurato dalla guerra in Ucraina, l’ultimo rapporto dell’IPCC sottolinea l’irrimediabilità degli effetti del cambiamento climatico. Se Putin oggi lancia un avvertimento senza precedenti sull’ideale di pace emerso dal 1945, quali sconvolgimenti nell’ordine mondiale planetario risulteranno dal cambiamento climatico? Al di là dell’analogia tra queste due tragedie concomitanti, non si tratta tanto di dar loro priorità ma di cercare di articolarle.”

 

Non credo di essere l’unico ad essere ansioso e doppiamente ansioso. È così che mi sento da quando ho letto contemporaneamente la notizia della guerra in Ucraina e il nuovo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici. Non posso scegliere l’una o l’altra di queste due tragedie. Non c’è bisogno di cercare di contrapporre il primo al secondo, e nemmeno di classificarli, per agire come se l’uno fosse più urgente, l’altro più catastrofico. Entrambi mi hanno colpito allo stesso tempo in pieno.

Hanno in comune solo l’essere entrambi geopolitici. Anche se non si tratta di occupare le stesse terre.

La guerra di Putin si gioca sulla scacchiera delle grandi potenze e pretende di impossessarsi di una terra senza altra giustificazione che il piacere di un principe. Vecchio stile, in un certo senso. Solo che, dal 1945, questi grounding (quello che gli inglesi designano brutalmente come landgrab) avevano bisogno di una sorta di giustificazione, di un mandato delle Nazioni Unite, di una miseria forse, sì, ma pur sempre di una parvenza di legalità.

L’altra tragedia non si gioca su questa scacchiera tradizionale. Ci sono prese di terra, ma piuttosto è la Terra che stringe la sua presa su tutte le nazioni. Ci sono molte grandi potenze, ma ognuna è in procinto di invadere le altre scaricando su di esse il proprio inquinamento, la propria CO2, i propri rifiuti, tanto che ciascuna è sia invadente che invasa, senza che riesca a mantenere le proprie battaglie all’interno dei confini degli stati nazionali. Su questo passaggio di un Paese sugli altri, il rapporto dell’IPCC è schiacciante: le grandi potenze occupano le altre nazioni, con la stessa certezza che la Russia cerca di distruggere l’Ucraina. Senza missili e senza carri armati, è vero, ma secondo il normale corso dei loro risparmi. Queste due tragedie sono davvero concomitanti.

Se non sembrano mordere le mie emozioni esattamente allo stesso modo, è perché ho un intero repertorio di atteggiamenti e affetti per reagire, ahimè, agli orrori della guerra in Ucraina e non l’ho fatto (non ancora ) le stesse tristi abitudini di reagire alle innumerevoli distruzioni delle grandi potenze in guerra con le terre che invadono – e che tuttavia le circondano sempre più strettamente, stringendo la loro morsa ogni giorno. Tutti hanno visto centinaia di film di guerra, ma quanti film sul “clima”?

Ed è proprio la guerra ad essere ora in discussione in entrambi i casi, in questo preciso senso, che non vi è alcun principio superiore comune, nessun arbitro supremo, per giudicare i conflitti. Non ce ne sono più a contenere la Russia; non ce ne sono ancora per contenere il clima. La decisione ora dipende solo dall’esito dei conflitti.

Vedo Putin dare l’ultimo colpo all’ordine emerso dall’ultima guerra “mondiale”, ma non vedo l’ordine emergere dalla guerra “planetaria” riportata dall’IPCC.

Diversi giornalisti hanno avanzato l’ipotesi che la guerra di Putin abbia segnato la fine di una parentesi che chiamano il nuovo “periodo tra le due guerre”. Qui, suggeriscono, dal febbraio 2022 si concluderà il periodo tra le due guerre, quello iniziato nel 1945, con la fondazione delle Nazioni Unite e l’idea di pace. Pace virtuale, certo, un progetto che trascurava innumerevoli conflitti, ma che tuttavia obbligava gli imperialisti a ottenere dalla fragile istituzione delle Nazioni Unite qualcosa come un certificato di virtù.

Ma Putin, presidente di un Paese fondatore di questa venerabile istituzione, non ha nemmeno tentato di ottenere un mandato per invadere l’Ucraina (di cui peraltro nega l’esistenza, il che lo autorizza a uccidere coloro che stranamente chiama suoi fratelli). E la Cina lo ha fortemente approvato. Fine di questo tra due guerre che sarebbero durate 77 anni. Se sono così terrorizzato, è perché ho 75 anni, e quindi la mia vita si inserisce esattamente in questo periodo tra le due guerre. Questa lunga illusione sulle condizioni della pace perpetua… con tutta la mia generazione, l’avrei vissuta in un sogno?

Tre generazioni per dimenticare l’orrore della seconda guerra mondiale (comincio a non sapere più come numerare la sequenza dei conflitti), forse in fondo non è poi così male. Il precedente, quello dei miei genitori, è durato solo 22 anni. L’effetto della Grande Guerra non era stato sufficiente.

Ma l’altra tragedia, non riesco a farla rientrare nello stesso lasso di tempo. L’impressione di pace per me andò in frantumi negli anni ’80 quando i primi indiscutibili resoconti sullo stato del pianeta cominciarono a essere sistematicamente smentiti da coloro che sarebbero diventati scettici sul clima.

Se dovessi scegliere una data per fissare il limite di quest’altro “tra le due guerre”, il 1989 potrebbe essere appropriato. La caduta dell’URSS (che si dice sia il dramma intimo di Putin quando si vuole spiegare la sua follia!) segna sia il numero massimo di illusioni sulla fine della storia che l’inizio di quest’altra storia, di questa geostoria, di questo nuovo regime climatico che, ne ero certo, avrebbe aggiunto i suoi conflitti a tutti gli altri, senza che io sapessi in alcun modo come tracciarne le linee del fronte. Questo periodo tra le due guerre sarebbe durato 45 anni.

È una legge della storia che devi pagare qualche decennio di relativa pace con un conflitto così terrificante da costringere tutti i protagonisti a concordare, prima che l’oblio ne smorzi l’effetto? Ma allora, quali conflitti dovremo sopportare prima di poter tentare ancora una volta di ricostruire un nuovo ideale di pace?

Non so come tenere insieme le due tragedie. In un certo senso, però, la tragedia climatica, quella riportata dall’ultimo rapporto dell’Ipcc, circonda proprio tutte le altre. È quindi in un certo senso “mondiale”, ma in un senso completamente diverso dell’aggettivo con cui noi in Europa ci siamo abituati a numerare le nostre guerre (quelle degli altri, in lontananza, non le contiamo nemmeno…) . “Planetario” sarebbe un termine migliore.

Ora questo è il cuore della mia angoscia, vedo che Putin sta dando l’ultimo colpo all’ordine risultante dall’ultima guerra “mondiale”, ma non vedo l’emergere dell’ordine che potrebbe uscire dalla guerra “planetaria” riportato dall’IPCC. È qui che devi fidarti del mondo, del pianeta, della terra. Credere in un’altra legge della storia, quella per cui inevitabilmente, oh come mi appoggio a questo avverbio! inevitabilmente, gli attuali conflitti possono, no, devono portare alla preparazione dell’ordine planetario che potrebbe seguire l’ordine mondiale, così impotente come lo vediamo per impedire ai carri armati russi di occupare l’Ucraina.

Se gli credessi davvero, non sarei così angosciato; se non ci credessi davvero, non scriverei questo testo. L’unica cosa di cui sono sicuro, assolutamente sicuro, è che in nessun caso dovremmo scegliere tra queste due tragedie.

Fonte:aoc.media, 3 marzo 2022

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